lunedì 22 aprile 2013

John Belushi Sconosciuto

Fu una vera icona della comicità demenziale anche se interpretò pochi film prima della sua prematura scomparsa all'età di 33 anni, nel 1982, dopo una serie di eccessi pericolosi. La vita di John Belushi è stata il perfetto esempio di cosa può fare il successo quando arriva alla punta massima: in cima al mondo, a 30 anni era il comico cinematografico e televisivo più famoso in America e cantante e leader dei Blues Brothers, eppure era anche vittima del proprio personaggio, eccessivo e volgare, incastrato nei contratti per dei ruoli sbagliati in film comici da dimenticare, e vittima del proprio lavoro, dai ritmi impossibili, possibilmente da reggere con dose di cocaina da far invidia a Scarface. Molti sono convinti che nella vita reale John Belushi fosse proprio come Bluto, il più "animale" degli studenti di Animal House, primo grande ruolo firmato John Landis del 1978, ma basta informarsi un po' di più che raccolgono il ricordo di amici e colleghi per rendersi conto che Belushi era un attore molto disciplinato e altruista, aveva bisogno di stare al centro dell'attenzione ed era di una sensibilità incredibile. Poteva fiondarsi a notte fonda in casa tua, svuotarti il frigo, sporcare di spaghetti il pavimento e dormire sul divano, e te potevi tollerarlo perché avresti potuto fare la stessa cosa a casa sua. Poteva trascinarti a ballare sul tavolo di un pub, perché era impossibile dirgli di no. Steve Martin racconta che una notte, dopo una diretta di una puntata del Saturday Night Live, lui e tutta la banda di quella storica trasmissione (Dan Aykroyd, Gilda Radner, Bill Murray) andarono in giro in limousine per tutta New York quando in prossimità di un incrocio Belushi scese dall'auto e cominciò a dirigere il traffico, come se fosse impazzito. Nelle risate generali, Martin pensò che l'amico John fosse prigioniero del personaggio che interpretava, e si sentiva costretto a ripeterlo anche in pubblico.

Anche se Belushi risolveva la scena alzando un sopracciglio, ad un certo punto non si sentì così buffo da continuare con i soliti personaggi e dopo il grande risultato del film Blues Brothers, nel 1980, cambiò registro e si decise per una serie di ruoli diversi - alla Spencer Tracy, come scrisse qualcuno. Vennero fuori due film davvero diversi da quelli interpretati fino a quel momento, Chiamami Aquila e I vicini di casa, girati nel 1981: il primo presentava un Belushi più controllato, infilato in una storia d'amore, film carino ma nulla di esplosivo, la critica lodò il "nuovo" John ma il pubblico reagì male; il secondo invece fu un disastro prima di uscire, perché sul set regnò una tensione pazzesca e il risultato fu lento, poco riuscito, nonostante riportasse sullo schermo la coppia Belushi-Aykroyd con i ruoli però invertiti, forse troppo, con John imborghesito e con gli occhiali e Danny biondo e a dir poco sopra le righe, personaggio davvero inquietante; il pubblico inizialmente reagì benino, poi le sale si fecero deserte.

È in questo momento che si infila il post di oggi: tra il periodo di maggior successo e in quello di pericoloso declino, Belushi rifiutava dei ruoli per dar spazio ad altri che preferiva, come quello dei fratelli Blues, ma dopo gli ultimi due insuccessi era più che mai desideroso di dimostrare il suo talento comico. Su internet - e su diversi libri - ho trovato molti titoli che Belushi non ha voluto e potuto interpretare, qualcuno vi impressionerà davvero altri invece non vi sorprenderanno (l'aneddoto di Ghostbusters ormai lo conoscono tutti). La gran parte di questi titoli non li ha interpretati semplicemente perché morì troppo presto. È proprio il caso di dirlo, morì nel momento sbagliato, bruciando dei copioni che ci avrebbero dato un Belushi forse diverso, ma migliore dell'ultimo che ci ha lasciato.

(prima le cose note: Aykroyd aveva cominciato a scrivere il copione sugli acchiappafantasmi attorno alla fine del 1981; nei progetti di Danny, il film avrebbero dovuto interpretarlo lui, l’amico John e Eddie Murphy, successivamente Belushi fu rimpiazzato da Bill Murray).

(un vero caso di "ruoli perduti" spetta a Animal House: il cast pianificato vedeva Chevy Chase e Bill Murray come Otter e Boon, John Belushi ovviamente come Bluto, e Dan Aykroyd nella parte di D-Day, lo studente motociclista ribelle. Addirittura, il personaggio di D-Day era stato scritto proprio ispirandosi alla sua passione per le motociclette; secondo John Landis, lui stesso cercò di non prendere Chase nel cast, riuscendoci, mentre Lorne Michaels, il produttore del Saturday Night Live, proibì a Dan di prenderne parte, perché aveva paura di perdere tutte le sue star per il mondo del cinema..).

Gangs of New York (girato nel 2002)
Il film Gangs of New York fu un progetto dalla lunga gestazione. Martin Scorsese cominciò a lavorarci nel lontano 1978 e, indovinate, le due star del SNL John Belushi e Dan Aykroyd, furono contattati per eventualmente interpretare i due ruoli protagonisti: rispettivamente, Belushi avrebbe dovuto interpretare William "Bill il Macellaio" Cutting mentre Danny era in lizza per Amsterdam Vallon. Quando Belushi morì il progetto subì un arresto e i due attori saranno rimpiazzati da Daniel Day Lewis e Leonardo di Caprio.
 
Animal House 2 (non girato)
John “Bluto” Blutarsky avrebbe dovuto tornare nelle sale cinematografiche dopo il grande successo del primo Animal House, campione al botteghino nel 1978. La Universal cercò di produrre un seguito, e il copione sopravvissuto raccontava di un ritorno della banda per il matrimonio di Otter, ma dopo il clamoroso flop di American Graffiti (1979), da cui Animal House aveva preso ispirazione - massacrandolo - i dirigenti accantonarono l'idea, e dopo la morte di Belushi fortunatamente tutto rimase sulla carta.

Kingpin (1979)
La storia di questo progetto non realizzato è stata raccontata nel libro di Bob Woodward. In sintesi, quando terminarono le riprese del film 1941, a Belushi venne l'idea di un film sulla vita di uno spacciatore che aveva conosciuto, certo Mark Hertzan: a detta dell'autore, sembrava essere un personaggio colorito e coinvolto in un traffico di stupefacenti che importava coca e marijuana negli States attraverso nascondigli nelle barche. Il soggetto alla fine Belushi lo scrisse con l'amico e scrittore Mitch Glazer, intitolandolo Kingpin (Pezzo grosso) e con l'intenzione di fare la parte principale. Inizialmente, la storia piacque al suo agente, Bernie Brillstein, e persino alla Universal: il 27 aprile 1979 gli Studi firmarono un accordo che prevedevano 7500 dollari alla consegna del soggetto e altrettanti 7500 alla firma del contratto, con successivi aumenti di paga alla consegna del copione e via così contando il cash. Hertzan, un tipo che aveva due vite - una losca, l'altra tutta famiglia, ranch con cavalli e figli - collaborò alla sceneggiatura e il risultato fu un copione di 139 pagine. Ma alla fine nessuno volle girarlo: Spielberg gli disse che un film sulla droga non sarebbe piaciuto a nessuno, ammonendolo, "La droga è come lo sport: la gente si diverte di più a farla che stare a guardare". John Landis, invece, rifiutò immediatamente l'idea.
Alla fine non si fece. E Mark Hertzan, il 3 febbraio 1982, venne ucciso da un giovane per motivi oscuri a New York.

Laguna blu (The Blue Lagoon, 1980), nel ruolo che fu poi dato a Christopher Atkins. Belushi venne considerato per il ruolo, ma poi qualcuno fece notare che era troppo comico e poco sexy per un ruolo del genere.

Arturo (Arthur, 1981), parte poi data a Dudley Moore. Una delle commedie più belle mai girate. John era stato contattato per il ruolo del miliardario ubriacone e bambino che si innamora della cameriera dalla battuta facile Liza Minelli, ma forse non era quel tipo di comico sentimentale o malinconico che serviva al film, e il ruolo andò a Moore. La Minelli invece sostituì Gilda Radner.

Night Shift - Turno di notte (Night Shift) è un film del 1982 diretto da Ron Howard. Belushi doveva fare la parte principale, poi andata a Michael Keaton, all'epoca praticamente in trampolino di lancio. Il direttore di casting Jane Jenkins scrisse che fu Belushi a rifiutare, perché non voleva lasciare New York per andare a girare a Los Angeles. Non era un buon periodo per lui ed era già incastrato in un film che poi non girerà perché come sappiamo morì a copione non terminato - curiosamente proprio quando le riprese di Turno di notte erano iniziate.

C'era una volta in America (1983), di Sergio Leone. Questo è sicuramente il titolo che spicca di più in questa rassegna di film mai fatti, ma è così, a Belushi venne offerto il ruolo di Max, parte poi andata a James Woods. Leone conosceva il lavoro di John ma soprattutto gli era stato suggerito dall'amico Robert De Niro, al quale promise di perdere almeno venti chili per la parte. Non sono molte le fonti che ne parlano, ma tutte concordano che sarebbe stato grande averlo nel film di Leone: anche perché una parte drammatica mancava al suo repertorio, e non avrebbe certo deluso. Purtroppo Belushi morì pochi mesi prima alla vigilia del primo ciak.
Dopo la pubblicazione di questo articolo, ho scoperto che nella autobiografia che l’attore Blackie Dammett pubblicò nel 2013, si legge che anche lui era stato provinato per il film di Leone, direttamente nella sua stanza all’hotel Chateau Marmont, dalla responsabile del casting Cis Corman, il giorno prima che trovassero Belushi morto in un’altra stanza dello stesso hotel (4 marzo 1982). La Corman aveva detto a Dammett che Leone era entusiasta del suo volto e del suo provino per un gangster non identificato, ma quando la mattina del 5 marzo Belushi passò a miglior vita, Leone e Robert De Niro lasciarono velocemente Los Angeles, e Leone continuò i casting a New York. Questo dettaglio è molto importante, perché De Niro fu uno degli ultimi ad aver avuto un contatto con Belushi la notte del 4 marzo 1982, una notte di droghe pesanti che coinvolse anche Robin Williams, di veloce passaggio allo Chateau. Successivamente, sia Robin che De Niro furono sentiti in tribunale come testimoni per il processo per la morte di Belushi, e Dammett non fu più contattato da Sergio Leone.

Ghostbusters (1984), lo abbiamo detto, il ruolo di Peter Venkman era stato scritto per lui, e sarà sostituito da Bill Murray.

National Lampoon’s The Joy of Sex (1984), film dimenticabile, fra i tanti demenziali girati negli anni Ottanta, non si hanno fonti certe su quale ruolo avevano fatto affidamento su Belushi.

Spie come noi (Spies Like Us, 1985) di John Landis. Questo film era stato scritto e concepito come il nuovo film della coppia Belushi-Aykroyd subito dopo il mezzo fiasco di Vicini di casa. Con l'esigenza di tornare a lavorare assieme con Landis, il copione venne preparato alla fine del 1981, poi gli eventi andarono diversamente e il film venne girato solamente anni dopo con Chevy Chase nel ruolo che fu di Belushi. A mio parere, con John sarebbe stato un capolavoro. Aykroyd lasciò comunque una traccia del suo amico e del loro binomio dei Blues Brothers inserendo la canzone "Soul Finger" nel film: una hit del 1967 che i fratelli Blues incisero nel 1980 nel loro album Made in America.

A proposito della notte scorsa... (About Last Night...) è una commedia sentimentale erotica del 1986 diretta da Edward Zwick con protagonisti Rob Lowe e Demi Moore. Il film si basa sull'opera teatrale di David Mamet "Sexual Perversity in Chicago". A Dan Aykroyd e John Belushi furono offerti i ruoli rispettivamente di Danny, il protagonista che si innamora di Debbie, e di Rob, l'amico che cerca di metterlo in guardia dalla focosa storia d'amore. La parte di John andò a suo fratello James, che aveva già interpretato quel ruolo a teatro, motivo per cui rifiutò la parte perché non voleva essere messo in competizione con suo fratello minore.

I Tre Amigos (Three Amigos, 1986). Agli inizi della lavorazione, nell'aprile del 1981, il film era originariamente intitolato I Tre Caballeros e vedeva nel cast Aykroyd e John Belushi assieme a Steve Martin. Dopo la morte di John, il regista Landis sostituì Danny, impossibilitato a partecipare, e John rispettivamente con Chevy Chase e Martin Short. I Tre Amigos era una divertente satira del mondo del cinema e anticipò le storie di cast immischiati senza saperlo nella realtà e non su un set di cartapesta (come succederà nel film Tropic Thunder), una situazione comica che avrebbe potuto dare a Belushi occasioni di grande comicità. Un altro attore ipotizzato per il film non riuscì a partecipare perché anche lui morto presto, Sam Kinison, un gigante degli stand-up comedian americani. Alcune fonti parlano di frizioni da parte di Chevy Chase nei confronti di Kinison, che evidentemente intimoriva Chase tanto da non ottenere la parte. 
 
Armed and Dangerous (Pazzi da legare, 1986)
Il film, diretto da  Mark L. Lester, vedeva la coppia protagonista formata da John Candy e Eugene Levy: più di una fonte conferma che il copione, risalente al 1979, era stato pensato per Belushi e Aykroyd. Quando lo script fu rimaneggiato fra gli altri anche da Harold Ramis, si pensò di recuperare Aykroyd per metterlo insieme a Candy con - udite, udite - John Carpenter regista, ma Dan lasciò il film non appena quest'ultimo scartò l'ipotesi di dirigerlo.

 
Una banda di idioti (A Confederacy of Dunces, non girato)
Vincitore del premio Pulitzer, il famoso racconto di John Kennedy Toole è stato pubblicato nel 1980 con notevole successo, tanto che cominciarono le trattative per farne una versione cinematografica. Per chi non lo conoscesse, Una banda di idioti racconta la storia di Ignatius J. Reilly, grassoccio trentenne alla ricerca di un lavoro che, nella New Orleans dei primi anni sessanta, si scontra con una serie di personaggi, gli idioti del titolo. Nella prefazione alla prima edizione, Walker Percy descrive Ignatius come "uno straordinario sciattone, un Oliver Hardy impazzito, un Don Chisciotte ingrassato, un Tommaso d'Aquino perverso, il tutto allo stesso tempo". Quanto sarebbe stato perfetto per Belushi? I primi progetti riguardo a questo film parlarono di un cast interessante, composto da Belushi e Richard Pryor e Harold Ramis alla regia, ma la morte di John, avvenuta poco prima della firma del contratto, fece saltare il progetto. Anni dopo, si parlò di una versione interpretata da John Candy e poi da Chris Farley, progetti saltati per via delle morti improvvise dei due attori. A detta di questo si parlò persino di una maledizione sul progetto, tanto che passeranno molti anni prima che qualcun altro riprenda il soggetto per farne un film. Nel 2005 altri attori, come Stephen Fry e poi Will Ferrell, tentarono di realizzare l'adattamento cinematografico, ma anche questi tentativi sono falliti.
Il romanzo di Toole acquistò una fama di "maledetto" da finire nei progetti mai realizzati più famosi, ma la sua storia assomiglia fatalmente ad un altro racconto mai portato sul grande schermo. Sto parlando di Atuk.

Atuk, basato sul libro The Incomparable Atuk (1963) scritto da Mordecai Richler, nell'ambiente di Hollywood è diventato un caso di progetto maledetto. La storia satirica dell'eschimese che vuole ambientarsi a New York fu inizialmente proposta a John Belushi, ricordando il suo ruolo - memorabile - del Samurai, personaggio portato in televisione. John però venne contattato agli inizi del 1982 e incastrato com'era da alcuni progetti fu costretto a prendere tempo per accettare il copione. Tempo però non lo ebbe e se ne andò il 5 marzo di quell'anno. La storia passò nelle mani di altri attori, nuovamente Sam Kinison fu contattato per la parte di Atuk, alla fine del 1988.
Inizialmente restio al progetto, dichiarò che il copione avrebbe avuto bisogno di una profonda revisione, rinviando per un lungo tempo le riprese. Quando sembrò tutto pronto, Kinison fece in tempo a girare un paio di scene, quando la produzione fallì improvvisamente per via dei costi saliti senza freni, poi la morte prematura del comico, a causa di un incidente stradale nel 1992, annullò ogni possibilità di continuare. Subito dopo, ogni attore contattato, come John Candy, Chris Farley, i due scrittori del SNL Phil Hartman e Michael O'Donoghue, moriva prima di poter accettare la parte. 

Fatty Arbuckle, un film biografico non realizzato che fu un altro progetto "fatale" che rimase sulla carta. Rosce "Fatty" Arbuckle (1887-1933) è stato uno dei primi divi del cinema comico muto, scoperto dal Re delle comiche Mack Sennett, partner di Chaplin e di Buster Keaton, oggi più famoso per la triste vicenda giudiziaria che lo colpì nel 1921 (una accusa di stupro di una attricetta morta nella sua villa, fortunatamente risolta in assoluzione ma che non lo salvò dall'ostracismo del pubblico e del mondo del cinema, mandandolo in rovina). È stato un altro progetto che passò nelle scrivanie di John Belushi, John Candy, e Chris Farley, nella parte ovviamente del grasso comico del muto, tutti e tre morti prematuramente.

Moon Over Miami (non girato, 1981).
Nel 1981 il regista francese Louis Malle e lo scrittore John Guare volevano Belushi e Aykroyd per un film diverso dalle loro corde, la storia di Shelley Slutsky, un truffatore disgustoso coinvolto dal petulante agente dell'FBI, maniaco dell'igiene, Otis Presby, per una operazione denominata "Abscam" con l'obbiettivo di incastrare per corruzione uomini del Congresso (storia vera). Malle e Guare erano convinti della scelta dopo aver visto al cinema Chiamami Aquila, perché il Belushi che volevano non era quello che avevano appena visto, così pacato, ma quello scatenato che ancora non era stato sfruttato appieno. Nel settembre 1981, i due si incontrarono con John e Danny per discutere del film, e i due attori non nascosero l'entusiasmo per il progetto. In quel momento, Chiamami Aquila era al cinema e da poco avevano concluso la sgradevole esperienza del set di I vicini di casa, dove c’erano state litigate furiose con il regista Avildsen, abbandoni, mezze risse; erano quindi desiderosi di cambiare aria e volevano due persone tranquille come Malle e Guare. Il problema è che poi i due registi videro I vicini di casa, rimanendo negativamente sbalorditi. Possibile che hanno fatto un film così brutto? Quando si incontrarono nuovamente per discutere del film, trovarono i due comici delusi dalle critiche negative del loro film, e anche se erano convinti di lavorare per loro, Malle e Guare erano preoccupati, in più John si faceva vedere sballato, fuori controllo, nervoso. In parte erano rincuorati dal pensiero che Danny avrebbe controllato l'amico come del resto aveva fatto in passato, ma il problema rimaneva. Dal momento che Belushi cominciò a lavorare alla sceneggiatura di Noble Rot, e stava per entrare in porto The Joy of Sex, i cineasti francesi presero tempo in attesa che John tornasse libero e un po’ controllato. Parlarono con Danny a riguardo la "mina" Belushi anche perché volevano battere il primo ciak nella primavera del 1982, ma purtroppo la mina esplose prima, il 5 marzo.

Never Say Mountie
Viene citato da Bob Woodward nel suo (discusso e discutibile) libro su Belushi, senza darne però altre informazioni a riguardo. Questo copione sembra essere stato scritto da Aykroyd, fra i vari progetti annunciati e poi portati a termine in un secondo momento, senza John.

Noble Rot (Muffa nobile, non girato)
Johnny Glorioso sarebbe dovuto essere il ruolo di una vita per Belushi, perché su Noble Rot, l'ultimo progetto sul quale lavorò in vita, stava dando anima e tempo. La storia era attorno ad una famiglia di degustatori di vini ed era nato sulle ceneri di un brutto copione, Sweet Deception. Johnny Glorioso era figlio di una famiglia di grandi degustatori quando decidono di produrre loro stessi del vino in competizione con le grandi etichette. Il fratello di John, Sal, figurava come il volto simbolo della società di famiglia, ma quando deve andare a New York per una degustazione viene colpito da una allergia di frutti di mare e viene sostituito, gioco forza, dal fratello Johnny, anche lui un bravo ragazzo nonostante un difetto fatale per un degustatore: gli bastano due assaggi per andare letteralmente fuori di testa. Fin qui, potrebbe sembrare una classica situazione alla Belushi, ma la sorpresa del copione è nella seconda parte, che diventa commedia sofisticata quando il suo personaggio incontra Christine durante il volo per New York, un momento quasi romantico, per poi sterzare velocemente in una storia quasi alla Hitchcock, perché Christine è una ladra di gioielli ed usa Johnny come esca.
Belushi stava riscrivendo completamente il copione con l'amico sceneggiatore Don Novello, conosciuto ai tempi del SNL, ma i risultati non soddisferanno i dirigenti della Paramount, né gli amici che leggeranno, quasi costretti da John, le prime stesure dello script, evidentemente talmente brutto da ricevere unanime dissenso. I colletti bianchi, fiutando che sarebbe andata male con Muffa nobile, proposero il copione di Joy of Sex, una commedia farsesca ispirata alla rivista satirica National Lampoon, perché pensarono che bastasse affiancare Belushi al sesso per avere un piccante divertimento assicurato. Quello che non dissero a John era che il copione di Joy of sex era una specie di burla leggendaria negli studi di Hollywood, perché girava da parecchio tempo senza trovare un produttore, tanto era brutto (e squallido) da realizzare. Alla ricerca di un compromesso fra lui e Novello con Michael Eisner, allora dirigente della Paramount prima di diventare presidente degli Studi Disney, si pensò di realizzare prima Joy of sex, più veloce ed economico da realizzare, e poi eventualmente Muffa nobile. Riluttante e molto poco entusiasta, Belushi acconsentì, anche perché non aveva molta alternativa. La settimana in cui venne rifiutato il copione cui teneva di più, John andò in profonda depressione e sembrò fuori controllo: molti amici, spaventati dal suo comportamento, non se la sentirono di avvicinarlo, altri, quelli più intimi come Dan Aykroyd, e la sua guarda del corpo "Smokey", e ovviamente sua moglie Judith, capirono la gravità della situazione e si organizzarono per partire da New York e raggiungerlo a Los Angeles. Aykroyd inizialmente cercò di tranquillizzarlo parlandogli al telefono dei progetti futuri, più interessanti e che l'avrebbero riportato al successo, come Ghostbusters, Moon over the Miami, e John gli promise che sarebbe partito col l'ultimo volo della notte. Per questo, Danny non partì mentre Smokey non arrivò in tempo. La mattina del 5 marzo 1982, John Belushi venne trovato morto da Bill Wallace, il suo personal trainer, nel suo bungalow dello Chateau Marmont, hotel di Los Angeles; quella mattina dovevano partecipare ad una riunione con Eisner e altri dirigenti della Paramount.
Fu l'ultimo capitolo della vita di John Belushi, triste e solitario per una persona speciale, che affogò le sue insicurezze nelle droghe e non riuscì a far capire agli amici quanto avesse bisogno di essere salvato. Ma l'ultima scheda ci riporta a qualche mese prima della sua vita, quando forse cercò di dare un segnale che nessuno capì e invece scambiarono come una gag di cattivo gusto.

Quelli della pallottola spuntata (Police Squad!, 1982)
I film della serie omonima interpretata da Leslie Nielsen era nata prima in televisione per mano dal trio di registi Zucker-Abrahams-Zucker, che in precedenza avevano già lavorato insieme a film come Ridere per ridere e L'aereo più pazzo del mondo. La serie durò solamente sei episodi e passeranno diversi anni prima di realizzarne un film nel 1988. Durante i titoli, veniva introdotto un attore famoso come "partecipazione straordinaria", ma questi veniva immediatamente ucciso nel momento in cui fa la sua apparizione, una gag ricorrente che coinvolse anche il nostro Belushi, morto in una piscina incatenato ai piedi sott'acqua, ma il pezzo così filmato non venne trasmesso perché la puntata andò in onda dopo la sua morte e ovviamente non sembrò appropriato. Pensare che Belushi aveva proposto ai produttori una gag differente, mostrandosi morto con una siringa al braccio. Ad ogni modo, la gag venne tolta al montaggio; quando la serie venne replicata, i produttori volevano inserire la scena con Belushi ma non fu trovata: probabilmente andò distrutta o smarrita per sempre.

Nothing Last Forever (1984)
Questo film di Tom Schiller ha avuto una storia produttiva sfortunata: scritto nel 1982 con l’intenzione di fare una commedia fantascientifica con un cast di tutto rispetto – Dan Aykroyd e Bill Murray fra questi – una volta completato nell’84 venne rinviato dalla MGM così tante volte da non distribuirlo più. Secondo Schiller, regista e scrittore che conosceva la banda del Saturday Night Live avendo diretto alcuni loro mini film, la Metro non riusciva a vederne la commercialità e lo definì un film artistico, sia per i temi trattati che per il bianco e nero usato per la fotografia. Qualche anno fa qualcuno caricò persino il film clandestinamente su YouTube, ma venne bloccato per motivi di diritti. Interpretato da Zach Galligan e Lauren Tom, il film è tuttora inedito nelle sale. Schiller aveva diretto John Belushi nello sketch intitolato Don't Look Back In Anger, dove John interpretava un vecchio che va a trovare al cimitero i suoi colleghi morti e spiegava di essere sopravvissuto a loro perché è un ballerino. Belushi avrebbe dovuto interpretare Nothing Last Forever, ma morì sei settimane prima dell’inizio delle riprese. Quando nel 2016 venne organizzata una proiezione del film a Londra, Galligan dichiarò: “Sarebbe stata un’esperienza ancora più incredibile se John Belushi non fosse appena morto. Lorne Michaels aveva scritturato John per una parte abbastanza decente, ed ero così entusiasta di lavorare con lui e il resto della banda. Belushi non è stato solo uno dei Not Ready for Prime Time Players insieme a gente come Aykroyd e Murray, è stato uno dei loro migliori amici”.

E infine:

The Blues Brothers 2 (1982)
Morto John, sembrava impossibile ritornare alle storie di Jake e Elwood Blues, ma un progetto di un seguito esisteva da tempo e quando Belushi era ancora vivo. Infatti, ottenuto un successo clamoroso con il primo film nel 1980, si pensò immediatamente ad un seguito tanto che Tino Insana scrisse un soggetto.
Insana era un vecchio amico di Belushi, e con la moglie Judy avevano realizzato un libro sul film, con le biografie inventate di Jake e Elwood (il libro si chiama Blues Brothers Private, oggi un buon pezzo da collezione), ed era, quindi, la persona giusta per farlo. Belushi voleva inoltre aiutare economicamente Tino, e convinse la Universal a dargli 5000 dollari per scrivere il seguito di The Blues Brothers.

Ovviamente il progetto di riprendere i fratelli Blues saltò con la morte di Belushi, ma nel momento che ognuno riprese la propria vita - e superato in parte il dolore - l'amico Aykroyd decise di riprendere il lavoro e anni dopo, come succede nel film, riunì la banda e nel 1990 incisero il primo disco senza Belushi, ottenendo un clamoroso successo. Belushi venne sostituito dal fratello minore James, con il nome blues "Zee Blues". Aykroyd riportò così la banda e il mito dei Brothers per tutta l'America, e si spolverò l'idea di fare un seguito al film.

Come sapete, nel 1998 è uscito Blues Brothers 2000, una idea folle che partorì un film allucinante. Ma in senso negativo. Per poterlo scrivere, l'ho dovuto rivedere oggi stesso, trovando conferma della mia opinione di allora quando lo vidi, al cinema, in mezzo a tanti fan incazzati neri. Gli interrogativi ruotavano attorno al "perché?" Forse John Landis e Dan Aykroyd, che figura anche come sceneggiatore e co- produttore, volevano divertirsi a rompere più macchine possibili e fare un vero musical - in effetti ci sono più numeri musicali - ma hanno dimenticato cuore, risate e l'aria epica del primo film. Aykroyd è in forma (perse 20 chili apposta) ride troppo e dimentica la faccia da beccamorto del primo film, John Goodman, nuova spalla, è bravo ma è schiacciato dal confronto, mentre il moccioso che interpreta il piccolo Buster, J. Evan Bonifant, sarebbe da prendere a calci fino a domani mattina. Inutile continuare, BB 2000 non piacque a nessuno e fu un flop clamoroso. Troppa malinconia, nessuna grazia. Il film è dedicato alla memoria di Belushi: probabilmente la sua morte fu un segno che una volta conclusa la missione per conto di Dio, Elwood era condannato al silenzio.

domenica 14 aprile 2013

Irraggiungibile Peter

Nel Novecento pochi attori come Peter Sellers riuscirono a sfondare nel mondo dello spettacolo attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili, per poi cadere nel dimenticatoio all’apice della carriera, ecco, Sellers riuscì in questo. E’ stato uno dei più grandi geni comici di tutti i tempi, un’inarrivabile talento vocale e mimico da entrare nell’Olimpo dei Miti con tre film fondamentali: l’ispettore capo Clouseau della serie La Pantera Rosa (iniziata nel 1963), Il Dottor Stranamore (1964) di Stanley Kubrick, e Chance il giardiniere, nel suo penultimo film Oltre il Giardino (1979).
Ma la sua vita personale, lui che era così infantile, dolce, ma anche irritabile e testardo, amante degli eccessi e delle liti furibonde con i registi e le sue mogli, non è stata per niente facile, quanto meno felice. Sellers era uno di quei comici divertenti in pubblico, ma cupi e cinici, irrispettosi, nella vita privata. Insomma, Peter era un genio comico che anche nella vita era un eccentrico totale. Evidentemente il successo può avergli giocato un brutto scherzo, ma, come disse Blake Edwards, uno dei suoi registi più assidui, visse gran parte della sua vita all’inferno. Il suo grande problema era l'insicurezza del suo talento e la ricerca di far ridere a tutti i costi. La depressione lo portò ad avere più personalità. Il suo Io, diceva, lo aveva rimosso chirurgicamente. Una vita intensa quanto breve, tra l’altro, visto che morì più di trent'anni fa, il 24 luglio 1980, all’età di 55 anni.
L’inglese Peter Sellers, il cui nome completo era Richard Henry Sellers, vide la luce l’8 settembre 1925, da genitori artisti di music-hall: Bill e Agnes lo gettarono sul palco quando non aveva neanche un anno di età. L’infanzia di Peter – per metà ebreo da parte di madre, e metà protestante da parte del padre – deve essere stata allegra quanto solitaria, così viziato e strano per i suoi coetanei, perché il piccolo Peter, grassoccio e dalla capigliatura esilarante, preferiva starsene da solo e fare le voci nella penombra della sua stanza. O dietro le quinte, mentre i genitori cantavano sul palco. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Peter viene arruolato nella RAF e viene spedito in India. Per distrarsi dalla guerra, sfrutta la sua abilità con le voci e alla batteria nell’Entertainments National Service Association, una organizzazione nata per intrattenere le truppe sul fronte. A volte Peter imitava i suoi superiori – uno sketch che gli servì quando impersonò l’ufficiale della RAF Lionel Mandrake nel film Dr. Strangelove

Tornato in Inghilterra nel 1948, Sellers provò a proporsi come imitatore in molti provini per il varietà inglese – un aneddoto famoso raccontava che telefonò al produttore BBC radio Roy Speer impersonando la star radiofonica Kenneth Horne, convincendolo nell’aver appena visto un talento comico clamoroso. Il trucco non funzionò, ma per risultato ebbe una audizione. Iniziò così la grande avventura de The Goon Show con Spike Milligan, Harry Secombe e (originariamente) Michael Bentine. Se al lettore italiano questo show radiofonico può dire ben poco, in Inghilterra ebbe un enorme successo e una grande influenza per i comici delle future generazioni, specie quelli che, bambini, stavano in religioso silenzio a memorizzare le battute. E’ stato sempre detto che se non ci fosse stato il Goon Show, non ci sarebbero stati i Monty Python, tutti e sei fan scatenati del terribile trio che, dal 1951 al 1960, interpretarono oltre 230 puntate. Sellers impazzava con i suoi personaggi, mentre Milligan,un po’ esausto, scriveva gran parte dei testi. La loro era una satira surreale di tutte le istituzioni inglesi – io personalmente ho diversi CD dei loro show e con una discreta conoscenza dell’inglese ci si può divertire davvero. Sicuramente, diedero gran daffare al reparto degli effetti sonori della BBC.
Il successo di Peter esplose al cinema, ovviamente. Il suo primo ruolo importante fu nel 1955, anno di The Ladykillers (La Signora omicidi), realizzato nei mitici studi cinematografici Ealing Studios. Sellers recita con il grande Alec Guinness. Seguirono I’m All Right Jack e The Mouse That Roared, entrambi del 1959, e The Millionairess (1960), in coppia con Sophia Loren, segno inequivocabile dello status di Peter come star internazionale. Il successo del suo talento comico di trasformista arrivò infatti negli USA: e Stanley Kubrick lo volle per due film, Lolita (1962) e Il Dottor Stranamore (1964), in quest’ultimo interprete di tre ruoli, oltre al citato dottore del titolo, e l’ufficiale Mandrake, è anche il Presidente degli Stati Uniti, protagonista di una telefonata con il suo collega russo al limite del paradossale. 
 
Il suo ruolo più famoso rimane comunque l’ispettore capo Clouseau nel film The Pink Panther, il primo di una lunga serie di successo. Imbranato, ottuso e goffo, l’incredibile calamita di gag catastrofiche Clouseau nasce come costola di Stanlio e Ollio e di Jacques Tati. Non era nato come comico slapstick, ma la mente di Sellers si muoveva in quei paraggi. E l’amore per Stanlio e Ollio fu una delle cose in comune con Blake Edwards, regista di commedie e suo personale obbiettivo di sfuriate e momenti lunatici, tanto da rompere il sodalizio dopo il loro capolavoro, Hollywood Party (1968), e riprenderlo per motivi mangerecci anni dopo, per un’altra Pantera Rosa. Diede il volto ad un frammento indimenticabile della storia del cinema. Nella mia umile opinione, Uno sparo nel buio (1964), secondo film della serie, è da ritenersi come uno dei più grandi film comici mai realizzati.
E dire che il ruolo di Clouseau era stato originariamente offerto a Peter Ustinov, il quale inspiegabilmente rifiutò poco prima dell’inizio delle riprese. Sellers chiese ed ottenne 90,000 sterline e volò a Roma per il primo ciak. L’accento francese dell’ispettore venne in un secondo momento – ma schiacciò l’altra star del film, David Niven, conquistando le platee di tutto il mondo e incassando 10 milioni di dollari solo negli States.
 
Per quanto fosse all’apice della gloria – e dei suoi guadagni – Sellers era insoddisfatto, e gettò le sue frustrazioni sulla prima moglie, Anne, e sui figli, Sarah e Michael. Divorziato nel 1961, Peter si dedicava a se stesso con una serie di eccessi – se vogliamo, tipici di quel periodo – dalle sigarette ad altri tipi di fumo, alcol, droghe leggere e pesanti. Pillole, acidi e cocaina facevano parte delle feste in casa Sellers – eh sì, qualche Beatles era suo amico stretto – condite da sesso allegro con la sua seconda moglie, Britt Ekland, bellissima svedese sposata nel febbraio del ’64, finché il suo cuore cede di schianto e il 6 aprile 1964 un infarto lo lascia senza vita per dieci secondi. Il segnale è chiaro. I ritmi devono essere cambiati. Sellers torna sul set in grande forma, e gira Ciao Pussycat (1965), uno dei suoi ruoli migliori. Bistratta anche il giovane scrittore, Woody Allen, ma lo lasciano fare. Il film è un successo – seguono un breve ruolo nel film La cassa sbagliata (1966), poi vola in Italia girando una grande cagata di Vittorio De Sica, Caccia alla volpe, e un altro De Sica minore, Sette volte donna. Con la parodia di James Bond, Casino Royale (1967), tocca vertici di immaturità sul set, litiga con Orson Welles, sparisce sul set, manda a fanculo il regista. Anche se il film è divertente, avrebbe dovuto essere un capolavoro sulla carta. Ma Peter è spento, e i momenti di noia abbondano. Stavolta David Niven, il vecchio Bond, ha la rivincita. Il film ha successo ma la fama di Sellers star rompicoglioni sale. Edwards ha di nuovo bisogno di lui per un film comico, The Party (1968), storia della festa di Hollywood mandata a pezzi da una comparsa invitata per sbaglio, Hrundi V. Bakshi, così pasticcione da ricordare Tati, Laurel e Hardy e Buster Keaton messi insieme. Il film è un capolavoro assoluto – ma per assurdo, la luce di Sellers comincia a spengersi nel giro di un anno.
I Love You, Alice B. Toklas e The Magic Christian, girati tra il 1968 e il 1969, sono gli ultimi due film di questo periodo a dargli il giusto riconoscimento. Poi cade il buio. I film che gira successivamente non hanno successo, alcuni sono sbagliati – altri neanche arrivano in sala. Unisce le forse con Edwards, ancora lui, entrambi con un disperato bisogno di successo riesumano la serie di Clouseau: The Return of the Pink Panther, uscito nel 1975, esplode in tutto il mondo. Gli rimangono altri film da girare, ma sono almeno otto anni che tenta di girare il film di una vita, Being There, storia di un giardiniere che non è mai andato oltre il giardino dove lavora da sempre, poi quando n’è costretto a uscirne, si ritrova come un pesce fuor d’acqua, finisce per puro caso nella casa di un potente uomo d’affari, vicinissimo al Presidente degli Stati Uniti. E il suo candore viene scambiato per genialità. Quando il vecchio muore, il possibile candidato come Presidente potrebbe essere lui. Ma non c’è tempo. Lui se ne va, durante il funerale, camminando sulle acque.
Alla fine del 1978, riesce nell’impresa. Anche lo scrittore del racconto, Jerzy Kosinski, è una maschera come Sellers, che si nasconde dietro la figura di writer quando in realtà, si scoprirà nel 1982, copiava da libri polacchi sconosciuti spacciandoli al pubblico americano come suoi.
Oltre il giardino esce il 19 dicembre 1979 e ottiene un trionfo insperato. Il candore del giardiniere, che parla con la voce di Stan Laurel, regala l’ultima gloria a Sellers, ormai fisicamente più vecchio degli anni che ha, perché una vita di eccessi si paga sempre. Parte dalla Svizzera dove ormai vive per andare a Londra e lavora all’ultimo copione della Pantera Rosa, decide anche di fare un pranzo con gli ex colleghi del Goon Show, per il prossimo 25 luglio, 1980. Ma il 22, mentre è nella sua stanza d’albergo, Sellers ha un doppio infarto che lo manda in coma. Il 24 luglio, Peter muore all’età di 55 anni non compiuti. E il mondo sono trenta anni che ha detto addio alle sue voci, alle sue gag, alla sua immortale figura.