lunedì 29 giugno 2015

Ted 2, recensione "fumata"



Tre anni dopo il primo episodio, ritornano i rimbombamici, l’orsacchiotto di peluche che ha preso miracolosamente vita di nome Ted e il suo miglior amico John, stavolta con un nodo difficile da sciogliere: un anno dopo il suo matrimonio con Lori, la cafonissima ma bella cassiera che avevamo visto nel primo film, Ted si ritrova con una crisi coniugale che decide di sistemare con un figlio da crescere. Lori però non può fare l’inseminazione artificiale – le droghe hanno ridotto così male le sue ovaie da far vomitare il loro medico – e lo Stato non vuole far adottare loro un bimbo. Motivo? Ted socialmente non ha mai fatto niente di utile, e poi, dettaglio non da poco, non è riconosciuto come essere vivente ma solo come “un bene”. Quindi viene annullato il matrimonio, perde il posto e viene emarginato dalla società. Ted e il suo amico decidono di portare lo Stato del Michigan in tribunale. La loro lotta sarà la base di questo film. 
Dopo il mega flop di “Un milione di modi per morire nel West” (2014), Seth MacFarlane riprende la sua seconda creatura più amata – dopo Peter Griffin – e costruisce un film comico che ha molti alti e bassi ma, fortunatamente, più alti da registrare. Non credo di sbagliare se definisco “Ted 2meglio del primo, e per vari motivi: più risate, meno cadute di ritmo, qualche volgarità gratuita, ma molte più citazioni e quasi tutte azzeccate. Classe 1973, MacFarlane è cresciuto con il cinema adolescenziale di John Hughes, Star Wars, Ghostbusters, I Goonies, insomma il top degli anni ’80 e si concede almeno due momenti memorabili: l’apparizione del campo di marijuana con la colonna sonora di “Jurassic Park” e la scena di John Candy che guida mentre mima la canzone “Mess Around” di Ray Charles, direttamente da “Un biglietto in due” (1987); la cosa sorprendente è che questo film ha diversi momenti che citano direttamente i Griffin con notevole divertimento: il drogato che colpisce con un pugno un tipo e vola dalla finestra, gli italiani che strillano dalle finestre, i classici flashback. E’ umorismo da cazzoni, che ridono con le canne, il porno e scatolette di sperma, le foto su facebook con hashtag idioti, i classici nerd che si incontrano al “Comicon”, eppure Ted 2 ha qualcosa da regalare allo spettatore più colto e non solo, come i titoli di testa che sono un bellissimo omaggio ai musical; dietro le risate, c’è qualcosa di molto più profondo. Ted lotta per essere riconosciuto essere vivente ma anche per superare le difficoltà nell’essere “diversi” in un paese senz’anima come gli USA, e vedere questo film all’alba della decisione di rendere legali i matrimoni fra gay fa un certo effetto. MacFarlane sembra un autore mai cresciuto che ha una certa nostalgia per le commedie di una volta – non andate troppo indietro, come vi ho detto dovete concentrarvi agli anni ’70 e ’80 – ma che non sa rinunciare ai vaffanculo facili per ottenere una risata. Ha comunque la cattiveria e una certa inventiva dei Monty Python. Gli manca a volte il genio, per questo il paragone di alcuni critici nostrani con Mel Brooks è davvero stonato.
Chi va di fretta può leggere direttamente qui: Ted vuole essere riconosciuto come umano, gli serve un avvocato di colore e invece ha un avvocato donna, giovane e fumata. Mark Wahlberg stavolta è spalla, ma si presta senza freni. Applausi per la voce italiana di Ted che stavolta non fa proprio rimpiangere l’originale, il grande Mino Caprio. Umorismo pesante che si scontra con momenti di classe.
Abbiamo ora un altro film da vedere con gli amici andando sul sicuro, grazie Seth.

(Posto due trailer, noterete delle differenze che probabilmente finiranno nella edizione home video fra le scene eliminate).


sabato 13 giugno 2015

C'è sempre tempo per Bill Murray

Pochi giorni fa abbiamo festeggiato il 31esimo anniversario di Ghostbusters al Vigamus, il Museo del Videogioco di Roma, e ho avuto il compito di raccontare la storia del film con una premessa che sembra aver interessato il pubblico presente: la formazione artistica di quei tre matti come cavalli che, uniti dal più matto di tutti, hanno avuto più punti di contatto e hanno lavorato a più riprese assieme, fino ad arrivare all'idea di fare un film assieme visto che il più matto non c'era più. E mi riferisco a Harold Ramis, Dan Aykroyd e Bill Murray, più il matto totale, John Belushi: prima nei palcoscenici di Second City, poi davanti le telecamere di Saturday Night Live e infine davanti le cineprese di Animal House (scritto da Ramis, prodotto da Reitman, interpretato da John), Polpette (scritto da Ramis, diretto da Reitman, con Bill), Palla da golf (scritto e diretto da Ramis, con Bill), Stripes (scritto da Ramis, diretto da Reitman, interpretato da Ramis e Murray) e Blues Brothers (scritto da Dan, interpretato da lui e Belushi). Visto che due su quattro non ci sono più, uno non è decisamente più sulla cresta dell'onda, giusto Bill Murray continua a piacere e girare film da protagonista. Diventato negli anni una presenza fissa di Wes Anderson, il grande comico americano è tornato con il sottovalutato St. Vincent e tornerà, il prossimo 23 ottobre nelle sale americane, con un film all’apparenza bizzarro intitolato Rock the Kasbah, diretto da Barry Levinson e scritto da Mitch Glazer. Ricordo alle memorie sbiadite che Mr. Levinson è premio Oscar per Rain Man - L'uomo della pioggia (1989), ha diretto Robin Williams in Good Morning, Vietnam (1987), Danny De Vito in Tin Men - 2 imbroglioni con signora (1987), Sleepers (1996), Robert De Niro e Dustin Hoffman in Sesso & potere (1997), ha collaborato alla scrittura di due film di Mel Brooks e faceva parte dello staff di scrittori del The Marty Feldman Comedy Machine (1971). E invece, per le memorie scolorite, Mitch Glazer era uno dei migliori amici di John Belushi, nato come giornalista collaborò al copione di S.O.S. Fantasmi (1988), e come produttore associato di Lost in Translation (2003), entrambi con Murray. Abbiamo qui tre combinazioni di esperti della commedia, insomma. Il film racconta la storia del manager musicale Richie Vance (Bill Murray) che, abbandonato dalla sua ultima cliente (Zooey Deschanel) durante un tour in Afghanistan, si ritrova solo a vagare per il paese e scoprirà una voce inaspettata. Uscirà nelle sale americane il 23 ottobre e nel cast, oltre a Bill Murray e Zooey Deschanel, troviamo: Kate Hudson, Danny McBride, Scott Caan, e Bruce Willis.
Qui sotto il trailer e lo splendido poster.
E poi andremo tutti a vederlo, perché c’è sempre tempo per Bill Murray, una delle persone più divertenti al mondo che, attenzione, potrebbe imbucarsi un giorno nella vostra festa.